Un chip ridà l’uso della mano a un giovane paralizzato
A 19 anni Ian Burkhart ha visto cambiare di colpo la sua vita, quando è rimasto quasi completamente paralizzato dopo un tuffo al largo delle coste di Outer Banks in North Carolina. Oggi sono passati sei anni da quel terribile incidente e Ian si trova di fronte ad un nuovo e insperato cambiamento. Grazie all’aiuto di un piccolo chip impiantato nel suo cervello che invia segnali direttamente ai muscoli e al polso, per la prima volta Ian è riuscito a muovere una mano e le dita.
UN PROGETTO SPERIMENTALE
Ian è entrato a far parte del progetto sperimentale condotto dal neurochirurgo Dott. Ali Rezai dell’ Ohio State University’s Wexner Medical Center.
Nel 2014 viene sottoposto ad una prima operazione chirurgica grazie alla quale riesce ad aprire e chiudere la mano per breve tempo, ma si tratta di movimenti molto ampi e non ben controllati. Ci sono voluti altri due anni perché si raggiungesse il risultato sperato, un periodo di tempo molto breve se paragonato alla complessità di un’operazione innovativa e all’avanguardia come questa.
LA VITA PUO’ CAMBIARE IN UN ATTIMO
Matricola all’Università dell’Ohio e giocatore in una squadra di lacrosse, a causa di questo incidente ha perso totalmente la sua indipendenza da un giorno all’altro .
Quando si è presentata l’opportunità di partecipare a questo studio sperimentale, Ian non ci ha pensato due volte e ha accettato, nonostante le resistenze dei genitori, preoccupati per i possibili rischi dovuti a questo tipo di intervento.
“Opportunità come questa ti fanno sperare nel futuro e ti danno la possibilità di credere che le cose si stiano muovendo nella giusta direzione” dice Ian alla CNN.
SPERANZE PER IL FUTURO
Grazie a questo piccolo chip nel cervello riesce ad afferrare una tazza di caffé per portarla alla bocca e bere, può prendere uno spazzolino e lavarsi i denti. Possono sembrare piccoli movimenti ma in realtà sono dei traguardi importantissimi per chi ha subito una paralisi.
Al momento però i benefici di questo studio sperimentale possono essere sfruttati solo all’interno di un laboratorio come quello in cui Ian si reca tre volte a settimana e dove viene collegato ad un sistema fatto di fili e cavi ancora abbastanza ingombranti e pesanti. Il prossimo obiettivo è quello di rendere questa tecnologia leggera e senza fili e quindi compatibile con la vita di tutti i giorni.
IL CHIP NEL CERVELLO NON E’ UNA CURA PER LA PARALISI
Il chip, inventato dalla società Battelle che ha collaborato al progetto a stretto contatto con i medici e i neuroscienziati dell’Ohio, non è una cura per la paralisi ma una innovazione tecnologica che sarà di aiuto alle persone tetraplegiche.
I risultati hanno oltrepassato anche le aspettative di Ian. A luglio dovrebbe terminare la sua partecipazione allo studio, ma ha già chiesto di poter proseguire. La speranza è che vengano coinvolti molti più medici, ricercatori e specialisti nel campo della tecnologia, in modo da poter fare ancora nuovi ed entusiasmanti progressi in questo campo.
Fonte: CNN