La casa di riposo diventa fattoria urbana
La sedentarietà e la mancanza di occupazioni possono essere fonte di solitudine per quegli anziani che vogliono partecipare attivamente nella comunità a cui appartengono. Per far fronte a questa e ad altre problematiche, la società di architettura Spark ha ideato un ambizioso progetto che coniuga assistenza agli anziani, economia, architettura e sviluppo sostenibile. Si tratta di reimmaginare una struttura tipica come una casa di riposo per anziani e farla diventare una fattoria urbana (Home Farm) dove i residenti possono riscoprire un nuovo senso di appartenenza alla comunità mentre producono del cibo biologico.
Il luogo ideale scelto per il progetto – ma potrebbe essere realizzato ovunque – è Singapore. La scelta è caduta sulla città-Stato per due motivi che vengono esposti sul sito della società di architettura. Singapore si trova infatti ad affrontare nello stesso momento la sfida di una popolazione in cui l’età media è in crescita, e quella di un’economia in cui il 90% del cibo viene importato. Da queste esigenze, tipiche di molte realtà, nasce quella che viene definita come “una proposta concettuale per la prossima generazione delle case di riposo in città”.
Così com’è stata ideata, la fattoria urbana potrebbe produrre circa 35 tonnellate di cibo vegetale ogni anno, per un profitto stimato sui 6 milioni di dollari. I vegetali crescerebbero lungo degli orti verticali, dove possibile, e in impianti condivisi sui tetti nella casa di riposo. Un progetto all’insegna dell’ecosostenibilità e del riciclaggio. E basta dare un’occhiata alle immagini che mostrano come dovrebbe presentarsi l’opera una volta completata per ammirare una distinta tonalità di verde che ricopre pareti, tetti e balconi.
Ad emergere però è soprattutto il valore sociale dell’opera. Che, tiene a precisare il responsabile della Spark Stephen Pimbley, non porterà alcun obbligo di lavoro per gli anziani nelle strutture. Si tratta infatti di un’opportunità offerta a chi la desidera. Lo scopo è “promuovere l’inclusione sociale, che crediamo abbia una forte influenza sulla salute e sullo star bene”. Quindi uno stile di vita attivo, salutare, a contatto con un ambiente che, letteralmente, permette agli anziani nella casa di riposo di veder crescere il loro contributo alla comunità.
Un nuovo modo di vivere la coltura che potremmo definire agricoltura terapeutica, che unisce le esigenze dell’assistenza agli anziani alla presa di coscienza di una visione più attiva della terza età. Gli anziani in casa di riposo quindi non solo come destinatari passivi del servizio, ma come soggetti attivi in grado di trovare, secondo le loro esigenze, un nuovo senso di responsabilità e una genuina soddisfazione nel lavoro prodotto.
Fonte: Sparkarchitects – seedstock