Volontariato e consulenza: nuove strategie per la pensione
Dane Peters, ex preside, ha svolto per un certo periodo un lavoro di consulenza per istituti scolastici, mettendo la sua competenza al servizio della gestione nelle scuole. Quindi si è trasferito in Groenlandia, per stare più vicino ai figli e ai nipoti. Qui, insieme alla moglie, ha iniziato a fare del volontariato insieme a una compagnia di attori che mette in scena delle performance no-profit. E questa è solo una delle attività di volontariato che svolge al momento. La particolarità è che Dane Peters ha 68 anni.
I coniugi Peters sono solo un esempio di una risposta sempre più diffusa all’inattività dopo la pensione. Punto di partenza è uno studio dell’Employee Benefit Research Institute, basato su 15 anni di dati forniti da un’università del Michigan. Secondo i risultati della ricerca il numero di anziani soddisfatti delle loro pensioni è precipitato dal 60% del 1998 al 49% del 2012.
Un segno dei tempi che vede gli anziani sempre meno soddisfatti nella tradizionale “terza età”, sempre più in cerca di stimoli, sempre più interessati a contribuire in modo attivo nella comunità. Stando ai loro racconti, i Peters non sarebbero l’eccezione, ma la regola: “mia moglie e io siamo i giovani ragazzi nel gruppo. Il tipo che lo gestisce ha 84 anni”. L’esigenza è quindi quella di “bilanciare una vita di tempo libero con un’esistenza di propositi”.
L’idea è quella di prendere le singole categorie di consulenza, volontariato e relax e fonderle insieme per creare qualcosa di utile e stimolante. Dorian Mintzer, consulente per il passaggio alla pensione, ha dichiarato: “Ho l’impressione che vedremo sempre più questa forma di consulenza e volontariato. È un ottimo modo per inserire il lavoro nella vita piuttosto che cercare di trovare del tempo per vivere all’interno dell’agenda lavorativa”.
Stando alle dichiarazioni di Dorian Mintzer, l’esigenza che questa nuova tendenza cerca di colmare è quella di creare collegamenti con la comunità, trovare ancora un senso nella propria vita, mettersi alla prova con nuove sfide. Questo perché, nonostante l’obiettivo della pensione, l’identità di lavoratore è una di quelle che maggiormente definiscono la persona nel corso della sua vita, ed è difficile rinunciarvi, o riuscire a sostituirla.
Un’esperienza simile è quella di Ann Seltz, di 66 anni. Continua a lavorare per 25 ore la settimana, in modo da garantirsi del tempo per il volontariato e altre attività. Tra queste il canto in un gruppo locale, gli esercizi di yoga, il fitness. Una missione di vita che la donna riassume così: “la mia missione è continuare a muovermi e rimanere attiva mentalmente così da non diventare un’anziana grassa donna con un bastone. (..) Bisogna pianificare come passare questi anni, non ci si può lasciar trasportare”.
Quindi un volontariato che funziona in entrambe le direzioni, per se stessi e per gli altri. Come dichiara Ann Seltz, qualcosa che le ha di fatto impedito di cadere in depressione dopo la fine della sua “vera” carriera.
Fonte: NYTimes