Anosognosia: cosa fare quando il malato non sa di esserlo
Soffrire di una grave patologia è una sofferenza di per sé, ma altra condizione, che a volte si verifica, è l’incapacità di riconoscere la propria malattia. In ciò consiste l’anosognosia, una patologia, che si può verificare in chi ad esempio soffre di Alzheimer o demenza, ma non ne è consapevole. Si tratta di un disturbo più diffuso di quanto potremmo pensare, in special modo nel caso di malattie mentali o di chi ha sofferto un trauma cranico. Cerchiamo di comprendere insieme come si verifica l’anosognosia, come riconoscerla, come trattarla.
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Perché si soffre di Anosognosia
Senza addentrarci in termini specifici, diciamo che questa è una conseguenza di cambiamenti fisici e anatomici che danneggiano quella parte del cervello che ha effetto sulla percezione della propria malattia. Quando questa parte viene danneggiata, il cervello interviene per cercare di portare comunque un ordine e una stabilità nella mente e preservare la razionalità. Questo può avvenire anche attraverso la negazione.
Anosognosia e patologie
La condizione può verificarsi in persone con Alzheimer, tumori al cervello, malattie di Huntington o che hanno subito un infarto. Il caregiver in questo caso si trova di fronte ad una doppia difficoltà, dovendo accudire una persona che non sa di essere malata. Ad esempio, una persona che soffre di demenza avrebbe difficoltà a compiere alcune azioni di routine, ma insisterebbe nel dire che non ha alcun bisogno di aiuto, e rifiuterebbe i trattamenti medici.
Anosognosia o negazione?
Ma la malattia potrebbe manifestarsi anche in altri modi, più selettivi o particolari. Certo, un paziente può essere del tutto ignaro della propria condizione, ma potrebbe anche reagire con rabbia se messo di fronte a questa. Anche per questo motivo si arriva al punto in cui è difficile distinguerla dalla vera e propria negazione.
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Ecco alcuni segnali che possono permettervi di riconoscere o sospettare un’anosognosia in un anziano:
- Non si cura più con regolarità della propria igiene.
- Ha difficoltà a tenere i conti o a usare i soldi. (abbiamo trattato l’argomento in questo articolo)
- Ha meno inibizioni sociali nelle conversazioni e non si preoccupa del proprio comportamento.
- Si arrabbia se messo di fronte alle proprie dimenticanze, o mancanza di cura di sé, o decisioni sbagliate.
- Improvvisa delle risposte che crede vere, ma con dettagli immaginari, che potrebbero basarsi su qualcosa avvenuto in passato, o qualcosa letto da qualche parte.
Cosa fare se un vostro caro non riconosce di soffrire di demenza
La cosa migliore da fare è mitigare gli effetti, piuttosto che cercare ancora e ancora di far capire alla persona la propria condizione. Questo vi eviterà tra le altre cose un’esperienza che potrebbe rivelarsi frustrante. Ma esistono dei suggerimenti altrettanto, se non più, validi:
- Usate un approccio positivo nella comunicazione: siate gentili, incoraggiatelo e cercate di entrare in sintonia.
- Cercate di creare un programma preciso di compiti, cura personale. Cercate di essere comunque sempre disponibili – o se non voi qualcun altro – ad aiutare.
- Riducete le responsabilità non necessarie: la risposta potrebbe essere un aiuto in casa.
- Collaborate con la persona nei compiti necessari, come la pulizia o l’utilizzo dei soldi.
- Rimanete calmi e concentrati sull’altra persona quando esprimete preoccupazioni: articolate i vostri pensieri e mostrateli sotto una luce positiva.
Se anche tu hai un genitore fragile, cerca in VillageCare l’aiuto di cui hai bisogno: contattaci qui.
Fonti: aplaceformom – alzheimer.it