Genitori anziani: come affrontare la perdita del coniuge
Affrontare il lutto della persona con cui si è condivisa la vita e costruita una famiglia, è un momento difficile e del tutto personale. Richiede tempo e un lungo processo di elaborazione e accettazione, non sempre affrontabile in maniera autonoma.
Inoltre si consideri che i genitori anziani hanno vissuto un’epoca in cui i valori erano assoluti e, nella maggior parte dei casi, hanno avuto un matrimonio duraturo, terminato solo con la scomparsa di un componente della coppia. Un rapporto spesso fondato sul rispetto reciproco e su una condivisione quasi totale della vita. Accade così che, quando questo legame si spezza, la persona rimasta sola venga colta da un sentimento di disorientamento.
La Dott.ssa Marcella Dittrich, psicologa psicoterapeuta di Milano, ci aiuta ad esplorare un tema così delicato.
Cosa accade ad una persona anziana quando rimane da sola? Quali emozioni si devono affrontare?
“Si tratta di un momento della vita delicato, in cui si viene investiti da sentimenti ed emozioni diverse tra loro” ci spiega la Dott.ssa Marcella Dittrich “Oltre ad un grande senso di abbandono e di solitudine, si ripensa continuamente agli eventi vissuti insieme, alle frasi non dette e ad una quotidianità improvvisamente spezzata. Se la coppia era particolarmente affiatata, inoltre, si crea un senso di disorientamento molto forte, quasi una crisi di identità, come se non ci si riconoscesse più senza la persona amata. In alcuni momenti ci si può sentire arrabbiati, perché ci si sente abbandonati. Se, con il tempo o un aiuto specializzato, si riesce a dare un senso a ciò che è successo, si evita la trasformazione di questi sentimenti in oppressione, ansia o stati depressivi stagnanti, che si esprimono con una tendenza a rimuginare tra sé e sé. Se il lutto rimane un evento “irrisolto”, il senso di colpa per essere il “sopravvissuto” e le emozioni negative tendono ad ingigantirsi, diventando un peso insopportabile da gestire”.
Quali sono i suggerimenti per superare questo momento?
“Ogni percorso è differente, non si può generalizzare o fornire soluzioni chiavi in mano. Sicuramente incontrerà più difficoltà chi ha vissuto in funzione del compagno, rispetto a chi coltiva da sempre interessi e relazioni personali. Questo permette di combattere l’isolamento in modo naturale, riprendendo pian piano le piccole attività quotidiane che si facevano prima del lutto: un giro al mercato con l’amica di sempre, il corso di ginnastica della terza età o il torneo di carte del quartiere. Quando è possibile. può essere di aiuto riuscire a portare avanti i progetti, le attività, gli ideali che si condividevano con il coniuge come, ad esempio, la cura di una proprietà o di una collezione di oggetti, funzione educativa verso i nipoti, per avvertire una continuità rispetto al passato condiviso. L’incontro con le persone care distrae pensando ad altro anche solo per qualche ora e di uscire dal tunnel degli stessi pensieri. Una psicoterapeuta specializzata nell’elaborazione del lutto ha gli strumenti adeguati per aiutare la persona a dare un senso a ciò che è successo, affrontando eventuali sensi di colpa, per superare il dolore della perdita”.
La generazione dei nostri genitori non è stata abituata a chiedere un supporto psicologico nei momenti di difficoltà. Cosa si può fare se non riesce a superare questo momento?
“In questi casi è indispensabile l’approccio della persona stessa e dei familiari che ha vicino. Un esempio? Renata, una mia paziente di 80 anni che ha perso il marito a causa di un tumore, nel giro di pochi mesi. Dopo un periodo di grande dolore, la signora, grazie al suo carattere forte e alla vicinanza della figlia, sembra riprendere in mano la propria vita, coltivando nuovi interessi e dedicandosi ai nipoti che, con il loro affetto e gioia di vivere, la aiutano ad investire sul futuro” prosegue la Dott.ssa Dittrich “Un cambiamento radicale, come il trasferimento a casa della figlia, spezza improvvisamente il legame con il passato e le crea un ulteriore e inaspettato trauma interiore. Un malessere che si manifesta con attacchi di panico.
Renata, una donna molto aperta mentalmente, pronta a mettersi in gioco e desiderosa di un cambiamento positivo che le permetta di stare meglio, accoglie con favore la proposta della figlia decide di cercare un aiuto specializzato”.
Un altro tema importante da affrontare è la casa, improvvisamente troppo grande, troppo vuota per un genitore anziano solo. Un figlio,preoccupato, comincia a pensare ad una soluzione ma, come per Renata, non sempre si tratta della scelta giusta…
“Non esiste una soluzione giusta, bisogna valutare cosa si sente di fare il genitore, standogli vicino ma senza forzarlo nelle scelte. E’ importante mettersi nei suoi panni, rispettando i suoi tempi, se possibile in base allo stato di salute. Renata, dopo un momento forte di dolore, ha dovuto affrontare il passaggio dalla grande città, sua residenza, alla cittadina di provincia, in cui risiede la figlia con la famiglia. Una scelta all’inizio condivisa e accettata con entusiasmo, ma poi, dopo qualche tempo, fonte di un forte disorientamento e confusione, legata ad una frantumazione della sua identità. E’ fondamentale, in questa fase, rispettare la storia della persona e identificarsi con lei per capire quali sono le possibili aree di azione per aiutarla. I consigli degli altri servono fino a un certo punto perché bisogna cercare di capire cosa fa star meglio la persona”.
Anche un figlio, in questa situazione, può avere bisogno di aiuto senza rendersene conto?
“Certo, in situazioni come questa il figlio corre il rischio di trovarsi in una dimensione di “onnipotenza salvifica” verso il genitore, trascurando se stesso e le proprie difficoltà nell’aver perso un genitore” conclude la Dott.ssa Dittrich “Iniziare un percorso appoggio psicologico può aiutarlo in una doppia chiave: ad elaborare il proprio lutto e a capire come supportare il genitore anziano nel migliore dei modi. Accettando di non poter essere un “sostituto” e pensando di riservare spazi per sè, per non crollare.
Oggi sempre più spesso si assiste a coppie che si formano in età avanzata dopo un periodo di vedovanza ed è bello vedere come gradualmente questo possa portare a reinvestire sulla vita. Quindi è molto importante che, se ci sono le condizioni, i figli possano accettare queste nuove scelte”.
La Dott.ssa Marcella Dittrich è una psicologa psicoterapeuta di formazione psicoanalitica per adulti e adolescenti. Consulente della Lega Italiana contro i Tumori e presidente di Exarco aps. Consulente Tecnico d’Ufficio presso il Tribunale Ordinario di Milano.