Figlie “caregivers”: come prendersi cura del patrimonio dei genitori anziani
Quando il proprio caro anziano perde progressivamente autonomia, la gestione del suo patrimonio è una delle fonti di preoccupazione più intense per una figlia: come affrontare questa delicata questione, a chi chiedere prime informazioni e orientamenti, quali strumenti ci sono.
Per aiutare i figli “caregivers” (coloro che si prendono cura) a trovare le risposte a queste domande e sostenerli nel difficile compito di farsi carico di tutte le necessità del proprio genitore, abbiamo incontrato l’Avvocato Giulia Gasparini, esperta in diritto di famiglia.
In Italia ci sono oltre 4 milioni di figli che assistono familiari non autosufficienti, impossibilitati ad occuparsi di se stessi e, di conseguenza, anche del proprio patrimonio. Partiamo dai casi più gravi: il genitore invalido, che soffre di Alzheimer, demenza o allettato. Cosa si può fare se non può firmare atti e documenti?
“E’ un caso frequente e fonte di preoccupazione lasciare il patrimonio del proprio congiunto a se stesso, in quanto spesso serve per garantire l’assistenza e le cure necessarie o la permanenza in una struttura specializzata” risponde l’Avv. Gasparini “E’ consigliabile prendere in mano la situazione e garantire in questo modo i mezzi di sostentamento necessari attraverso, ad esempio, il dare in locazione una proprietà oppure orientarsi alla vendita della proprietà stessa. Ancora più semplicemente affrontare la gestione del conto corrente bancario, il pagamento delle spese condominiali, gli acquisti necessari per la casa, il pagamento delle utenze, la ‘gestione dei beni’ nel senso più ampio del termine”.
Vivi una situazione simile?
Scopri i Servizi per chi, come te, si prende cura di un anziano fragile, clicca qui!
In questo caso, i figli non potrebbero semplicemente firmare al posto del proprio caro impossibilitato?
“Non è così semplice. Nessuno può falsificare la firma di un’altra persona se non incorrendo in ipotesi di reato, e nemmeno può firmare con il proprio nome e cognome, in quanto ognuno ha potere di impegnare giuridicamente soltanto se stesso, a meno che sia provvisto di procura a suo nome conferita prima dell’insorgenza della malattia o dell’infermità. Esistono due casi:
- quando l’infermità non compromette le capacità cognitive. In questo caso il genitore può attribuire al figlio una “procura generale notarile”, al fine di farsi sostituire nell’ordinaria amministrazione. Restano comunque salvi per il beneficiato i diritti personali come contrarre matrimonio, separarsi, divorziare, adottare, cambiare cognome;
- quando l’infermità, a causa di malattia improvvisa o degenerativa, determina la diminuzione della capacità intellettiva e/o di intendere e di volere. In questo caso è necessario che il figlio, per potersi sostituire al genitore, venga nominato “Amministratore di Sostegno” attraverso una procedura giudiziale”.
Cos’è un Amministratore di Sostegno? E’ un sostituto del beneficiario, quindi del genitore?
“No, l’Amministratore di Sostegno non è un sostituto: secondo la legge n.6/2004 è un aiuto per la persona invalida, che la possa supportare con gradualità, fino a sostituirlo completamente nelle invalidità gravi” spiega l’Avv. Gasparini “Tuttavia, l’operato dell’Amministratore di Sostegno è sempre sottoposto ad un controllo da parte del Tribunale che deve verificare che tutta l’attività sia stata realizzata nell’interesse del beneficiato. Ogni atto di straordinaria amministrazione dovrà essere autorizzato dal Giudice Tutelare e ogni anno, l’Amministratore di Sostegno dovrà presentare un rendiconto dettagliato delle spese sostenute e delle entrate ricavate dal suo patrimonio”.
Come si può ottenere l’incarico di Amministratore di Sostegno, quanto è semplice oppure complicato?
“E’ un percorso che può essere semplice se conosciuto e guidato. La procedura di nomina richiede l’intervento necessario del Tribunale, con funzione di garanzia rispetto all’interesse della persona indifesa, ovvero il beneficiato che si trova nelle condizioni di incapacità. Occorre presentare un ricorso al Tribunale del luogo di residenza della persona da sottoporre ad amministrazione, corredato di tutta la documentazione fiscale e medica che ne attesti le condizioni fisiche ed economiche. Ciò è essenziale per garantire la trasparenza al Tribunale rispetto alla reale volontà di prendersi cura del proprio caro e del suo patrimonio. I compiti dell’Amministratore, infatti, possono essere:
- di ordine amministrativo ed economico, come gestire il denaro, le pensioni, le spese necessarie per il mantenimento, per i medicinali, per le cure mediche e/o infermieristiche che non siano convenzionate con il Servizio Sanitario Nazionale;
- più gravose sotto il profilo della responsabilità emotiva e giuridica per le conseguenze che ne possono derivare, ad esempio legate alla gestione di esami medici, di trasporti presso le strutture o l’ospedalizzazione, la decisione di somministrare determinati interventi terapeutici o meno”.
Come fa il Tribunale a verificare che chi presenta la domanda sia realmente intenzionato ad aiutare il beneficiario?
“Tutti possono diventare Amministratori di Sostegno, ma il Tribunale sceglierà preferibilmente il familiare più vicino che sia disposto a prendersi in carico la situazione. Infatti, la legge prevede che tutti i familiari fino al quarto grado (cioè fino ai cugini, compresi figli, genitori, fratelli, sorelle, zii, nipoti, bisnipoti, bisnonni) ed agli affini fino al secondo grado (suoceri e cognati), siano messi al corrente del ricorso presentato. Non dimentichiamo poi che, una volta nominato, l’Amministratore deve prestare un giuramento di comportarsi correttamente davanti al Giudice. Per maggiore garanzia di correttezza, poi, la legge impone all’Amministratore di depositare ogni anno un rendiconto di gestione”.
Vivi una situazione simile?
Scopri i Servizi per chi, come te, si prende cura di un anziano fragile, clicca qui!
Come fa il Tribunale a sapere che il beneficiario si trova in uno stato di salute che gli impedisce di prendersi cura del proprio patrimonio?
“Al ricorso deve essere allegata tutta la documentazione medica che attesti lo stato di salute del beneficiario e il Giudice Tutelare che procede all’istruttoria per il Tribunale fisserà una apposita udienza per verificare personalmente con i suoi occhi la persona, parlandoci se possibile o verificandone l’impossibilità. Se il congiunto è allettato il Tribunale potrà decidere se il beneficiario dovrà essere trasportato in ambulanza nei pressi del Tribunale, oppure il Giudice andrà in struttura o a casa dello stesso, al fine di poterne constatare lo stato”.
Come fanno i familiari a sapere che, da un certo punto, il figlio o il prossimo congiunto ha davvero i poteri per amministrare i beni, senza dubbi o diatribe familiari?
“La procedura è ufficiale e trasparente: dopo che il Tribunale ha istruito la procedura, facendo partecipare tutti i parenti, mediante la notifica del ricorso” precisa l’Avv. Gasparini “Ricevuta la notifica, i parenti, e gli affini possono presentarsi all’udienza fissata dichiarando di essere d’accordo, oppure possono anche non comparire, in quanto se non compaiono, il Tribunale li considererà consenzienti.
Una volta notificato il ricorso regolarmente e una volta raccolto il consenso di tutti, verificate le condizioni del beneficiario e quelle del suo patrimonio, Il Tribunale procede con decreto alla nomina dell’Amministratore nella persona del ricorrente che si è dichiarato disponibile.
Da quel momento, tutto ciò che riguarda il caro congiunto deve passare attraverso l’Amministratore nominato, il quale ne riferirà al Tribunale”.
Quale valore aggiunto può portare affidarsi ad un legale in questi casi, che beneficio hanno ottenuto le famiglie che Lei ha seguito?
“La prassi dei Tribunali in Italia è varia. Alcuni lasciano presentare la domanda direttamente ai caregivers, altri richiedono la necessaria assistenza di un legale. Ritengo che sia importante il confronto con un professionista in grado di tenere in considerazione tutti gli aspetti della questione, da quelli normativi a quelli umani ed emotivi, accompagnando la famiglia in tutti i passaggi necessari.
Il professionista è in grado di rapportarsi con gli Uffici del Tribunale in modo più sicuro e rapido, conosce la procedura, può agevolare i depositi, le notifiche, le udienze e a tutto quanto attiene alla burocrazia ed alla attuazione del decreto. Infine può essere d’aiuto sia nella redazione del rendiconto annuale, per sollevare i caregivers di tutte le incombenze di carattere amministrativo e burocratico, sia nella gestione del patrimonio del congiunto. Ad esempio nelle decisioni riguardanti l’eliminazione di spese inutili o eccessivamente gravose nella situazione patrimoniale del beneficiario”.
Come si rapporta l’Avvocato ai famigliari del beneficiario, anche secondo la Sua stessa esperienza?
“Dal mio punto di vista, ritengo che rispetto e comprensione della situazione familiare siano fondamentali. Bisogna saper gestire con la propria presenza, professionalità e supporto ogni sfumatura, sia nella fase della procedura di richiesta, sia successivamente per risolvere dubbi e incertezze. Occorre mettersi a disposizione della famiglia per l’intera esperienza” conclude l’Avv. Gasparini “Dalla mia esperienza diretta, ho percepito una maggiore tranquillità della famiglia che si è affidata al mio incarico professionale, anche dal punto di vista dello sgravio emotivo e di gestione del tempo che per i caregivers è davvero poco. Sono riusciti così a dedicare il tempo guadagnato nell’accudimento del loro caro, ritagliandosi qualche ora serena, senza doversi preoccupare di trascorrerla in Tribunale, presso gli Ufficiali Giudiziari per le notifiche, o tra un ufficio e l’altro. Con la certezza di affidarsi in mani sicure”.
L’Avvocato Giulia Gasparini ha una laurea magistrale in Giurisprudenza presso l’Università degli studi di Modena sin dal 1997 e, da allora, ha acquisito 20 anni di esperienza diretta sul campo, esercitando la professione forense. Come titolare dello Studio Legale Gasparini si occupa di diritto civile ed in particolare di tutto ciò che attiene alla tutela dei diritti della persona e della famiglia, curando particolarmente il rapporto con i propri Assistiti, con i quali interagisce step by step, condividendo ogni scelta e valutando insieme ogni opportunità, in un rapporto fiduciario reale e continuato.