Genitori Anziani: consigli pratici per un figlio. Parla l’esperto.
Quando i genitori anziani si ammalano, un figlio si rimprovera chiedendosi se avrebbe potuto accorgersene prima. La lontananza da casa, unito ad una vita quotidiana dai ritmi frenetici, possono portarci a sottovalutare anche i più piccoli segnali premonitori dei propri cari, legati a patologie o al semplice invecchiamento. Cosa si può fare?
Lo chiediamo al Dottor Roberto Perego, geriatra di lunga esperienza, oggi parte dell’équipe di Medici in Famiglia e tra i promotori dell’Ambulatorio Over 65, un percorso pensato per migliorare la qualità di vita della persona anziana e della sua famiglia.
Dott. Perego, quali sono le problematiche più diffuse tra i pazienti over 65?
“Premesso che spesso l’età anagrafica non corrisponde al grado di invecchiamento reale di una persona” precisa il Dott. Roberto Perego, geriatra di Medici in Famiglia “le problematiche più diffuse nelle persone “over 65” sono legate soprattutto all’alimentazione, al movimento, all’equilibrio, alla memoria, ai dolori articolari, ai problemi cardiovascolari, respiratori, urinari e alla riduzione delle prestazioni psicofisiche”.
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Esistono dei campanelli di allarme per le patologie legate all’invecchiamento?
“Sì, a volte anche i più piccoli e apparentemente insignificanti segnali, possono essere dei veri e propri campanelli d’allarme. Un occhio non esperto, come quello di un figlio, potrebbe però non accorgersene e sottovalutarli. Vediamo i più significativi:
- Perdita dell’autostima
- Depressione del tono dell’umore
- Abuso di alcool
- Perdita di interesse
- Amnesia
- Cadute frequenti
- Inappetenza
- Insonnia
- Idee di persecuzione (gelosia)
- Agitazione
- Confusione
- Dimagrimento
Sono molto diversi tra loro e ognuno andrebbe comunque valutato individualmente. Ognuno di questi segnali ha un alto valore clinico e permette di aiutare la persona fragile con la tempestività necessaria”.
Supporto psicologico e farmacologico: quando sono consigliati e perché sono importanti?
“Entrambi hanno notevole importanza nella cura della persona anziana e spesso si supportano a vicenda. Il supporto farmacologico è quasi inevitabile nel percorso di cura perché, all’aumentare dell’età, corrisponde un incremento di malattie cronico-degenerative e quindi un maggior consumo di farmaci. Si tratta comunque di un atto delicato che deve essere ben valutato in base ai bisogni di ogni singolo soggetto, evitando il rischio chiamato “danno iatrogeno”, cioè dell’assunzione di troppi farmaci. Esiste, è vero, anche il problema dell’autoprescrizione perché spesso la persona anziana ha “fame” di farmaci, anche quando non ne ha bisogno” spiega il Dott. Perego “Mi è capitato però di frequente che si rifiuti la terapia proposta: proprio in questo caso un supporto psicologico è importante per aiutare la persona nell’ accettazione del percorso terapeutico stabilito. Ma non solo. Diventa necessario quando, nella vita del genitore anziano, subentrano cambiamenti sociali (pensione), affettivi (perdita del coniuge), ambientali, tecnologici, fisici (percezione di una diversa immagine di sé) che ne alterano il suo equilibrio e la sua capacità di modificarsi e di adattarsi a un nuovo sistema di vita”.
Quando si sente parlare di “compliance del paziente”, cosa significa?
“La “compliance” è la risposta della persona e della famiglia nell’eseguire con esattezza le terapie prescritte. Nella cura della persona anziana è fondamentale la sua collaborazione in tutto quello che riguarda la cura della sua malattia” prosegue il Dott. Perego “Quando ci si accorge che la terapia non viene seguita in maniera corretta, è importante ricercarne le motivazioni: capita, a volte, che il genitore si rifiuti improvvisamente di continuare la cura prescritta, a causa della depressione o di una perdita di interesse per la malattia. Come accorgersene? Ascoltando il proprio caro, soprattutto se ripete sempre più spesso frasi come: “sono vecchio”, “lasciatemi stare”, “le cure non servono a niente” o “voglio morire”. Altre volte, invece, possono incidere diversi fattori che comportano il rischio di un dosaggio eccessivo di farmaci o di una loro mancata assunzione, come deficit visivo o uditivo, trattamenti troppo complessi, deficit motori, deficit cognitivo e mnemonico o dispositivi troppo complicati. Non è di aiuto, infine, la contemporanea assunzione di più farmaci. Oltre ad esporre la persona anziana ad un alto rischio di errore, più facilmente lo può portare a un rifiuto o ad una scarsa aderenza alla terapia”.
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Quale aiuto si può dare ad una famiglia, soprattutto di fronte alla contemporanea assunzione di più farmaci?
“Quando un familiare mi espone un problema del genere, proviamo insieme a rivedere la terapia prescritta con attenzione, cercando di ridurre il numero di farmaci a quelli necessari, se possibile. Altri punti importanti da seguire:
- Assicurarsi che il soggetto sia effettivamente in grado di comprendere
- Coinvolgere le persone e i familiari sulla corretta assunzione dei farmaci
- Scegliere sempre la via di somministrazione più gradita e semplice per la persona anziana
- Eseguire un periodico monitoraggio dei farmaci
- Spiegare e rivedere insieme più volte i benefici della terapia
- Compilare una tabella con gli orari e i nomi dei farmaci da assumere”.
Spesso è un figlio ad occuparsi del proprio genitore, sottovalutando i rischi per la propria salute. Quali consigli?
“Diventare “caregiver”, cioè prendersi cura di un familiari non più autosufficiente, è un compito non facile, a cui non tutti si sentono portati, e che spesso mette a dura prova la capacità di sopportazione, destabilizzando l’equilibrio fisico ed emotivo di chi se ne fa carico” sottolinea il Dott. Perego “Prendersi cura di una persona anziana affetta da una o più patologie croniche comporta un impegno per un periodo di tempo protratto che non sappiamo quando finirà ed è profondamente condizionato dalla gravità della malattia e dalla sua conseguente disabilità. Alcuni consigli per una figlia:
- La cura del proprio caro non deve essere sempre al centro della propria vita
- Importante coinvolgere altre persone, parenti, amici, specie nello svolgimento di compiti specifici (mobilizzazione, medicazione, igiene…)
- Conoscere bene la patologia del congiunto per capire quali sono i suoi veri bisogni
- Saper cogliere i momenti di cedimento (rabbia, pianto, stanchezza, senso di colpa…)
- Crearsi piccoli momenti di distacco e alleggerimento
- Non essere pessimisti, pensando che tutto sia inutile
- Dialogo e ascolto continuo con il proprio caro
- Coinvolgere la persona anziana nel suo progetto terapeutico/riabilitativo”.
Laureato in Medicina e Chirurgia presso l’Università degli Studi di Milano, ha lavorato presso il Pio Albergo Trivulzio fino a conseguire il ruolo di Aiuto Primario. Ha conseguito il titolo di Specialista in Geriatria e Gerontologia presso l’Università degli Studi di Parma e, successivamente, il titolo di Specialista in Endocrinologia presso l’Università degli Studi di Pavia. Ha svolto l’incarico di insegnante di “Geriatria” presso la Scuola Infermieri Professionali del Policlinico e presso la Scuola per Infermieri Professionali degli Istituti Clinici di Perfezionamento. Ha svolto attività di Medico di base convenzionato col SSN, interrotto a ottobre 2016 per raggiunti limiti d’età. Oggi fa parte di Medici in Famiglia a Milano.