Wandering di notte: quali consigli per la mamma con Alzheimer
Paola ha 52 anni e, dopo la diagnosi di Alzheimer della mamma Enrica, è tornata a vivere accanto a lei, con tutta la famiglia. In particolare da quando si è manifestata uno dei comportamenti più preoccupanti della malattia, il “Wandering”, letteralmente “vagabondaggio”.
Un’ ulteriore conseguenza della patologia, qualcosa da tenere sotto stretto controllo e di cui preoccuparsi.
Wandering: di cosa si tratta, esattamente?
Enrica, 78 anni appena compiuti, da qualche mese tende a lasciare le sicure mura domestiche ad orari casuali ,per addentrarsi in luoghi sconosciuti, senza ragione apparente e spesso poco vestita. Soprattutto la notte, quando i controlli si fanno più difficili.
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E dietro il Wandering potrebbe risiedere proprio un desiderio di comunicare dopo aver perduto le capacità di linguaggio. Il genitore anziano potrebbe, infatti, voler trasmettere la propria idea di sentirsi perduto. Potrebbe anche segnalare bisogni primari come la fame o la sete, il bisogno di muoversi liberamente o l’esigenza di riposarsi.
Tra le cause scatenanti, ad esempio, ci sono i troppi stimoli ricevuti dall’ambiente (rumori di pentole in cucina, conversazioni nelle vicinanze). Ma non solo. Il Wandering potrebbe inoltre essere connesso a effetti collaterali di farmaci, perdita di memoria e disorientamento, tentativi di esprimere emozioni come la paura o l’isolamento, curiosità, irrequietezza o noia, stimoli esterni che agiscono sulla routine (vedere un cappotto o degli stivali vicino alla porta d’ingresso), trovarsi in una nuova situazione o ambiente.
Wandering: quali accorgimenti?
Paola si è trovata improvvisamente a dover “ribaltare” la propria vita, trasferendosi dalla mamma che non vuole lasciare la propria casa, l’unico luogo in cui ha qualche riferimento e chiedendo qualche permesso di troppo in ufficio. Ma è sempre preoccupata: di non fare abbastanza, di non essere presente a sufficienza.
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Gli episodi di Wandering, da sporadici, si sono trasformati in costanti e basta una minima distrazione per ritrovarsi a gestire qualcosa di pericoloso, con l’anziana mamma uscita di casa chissà dove, in stato di trance. In quel percorso senza una meta specifica, può cadere, farsi male, attraversare la strada senza guardare, esporsi al freddo con pochi vestiti addosso… Mantenere altissima la soglia dell’attenzione 24 ore su 24 è pressoché impossibile: si può, tuttavia, recuperare una certa serenità nelle prime fasi della malattia? Sì, con alcuni accorgimenti ad hoc:
- Cerca di capire le cause del wandering
Appendendo, ad esempio, delle foto descrittive sulle porte delle varie stanze in caso di disorientamento, (utili quando, ad esempio, l’anziano genitore è alla ricerca del bagno). Se la persona sta cercando un famigliare, invece, può essere utile mostrare un album di famiglia e condividere i ricordi. - Fai attenzione alle abitudini della tua mamma
Il Wandering può diventare routine. Se noti che il tuo caro tende ad uscire sempre alle 6 del pomeriggio, forse perché crede di dover tornare a casa dopo una giornata di lavoro. In questo caso è utile pensare ad alcune distrazioni da pianificare in quell’orario, reinventandosi un’abitudine, come una partita a carte o sintonizzare la tv su un determinato programma di suo interesse e gradimento. - Crea un ambiente sicuro e protetto
Attraverso accorgimenti apparentemente banali:
– rimuovere tappeti, fili elettrici e i vari ostacoli che possono portare a inciampi e cadute
– posizionare i mobili, in modo da creare più spazio libero
– usare pomelli a prova di bambino, o lucchetti di apertura/chiusura posti un po’ più in alto del solito
– per quelle stanze della casa potenzialmente pericolose, è consigliabile nascondere la porta con un quadro o una superficie che si confonda con i muri, per limitare il possibile desiderio di voler entrare nelle stanze.
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… E di notte?
Il Wandering notturno è, per definizione, quello più difficile da controllare e che genera una maggiore ansia nel caregiver. Nel caso in questione, Paola finisce col passare più ore sveglia che a riposo. E lo stress aumenta di giorno in giorno, con conseguenze importanti sul lavoro e la quotidianità.
Come affrontare il problema, quindi? Anzitutto cercare il modo di rendere il girovagare notturno del malato privo di pericoli. Possono essere utili delle apposite luci o dei cancelli davanti alla tromba delle scale. Se non è possibile, oppure quando la cucina è sullo stesso piano della camera da letto, è buona norma chiudere a chiave la porta della cucina durante la notte. Si tratta di un luogo estremamente pericoloso per una persona con Alzheimer, specialmente quando non è sorvegliato.
E come prevenire l’insonnia e il girovagare notturno della mamma e restituire, finalmente, un po’ di serenità ad una figlia? Seguendo, fin da subito, alcuni consigli della Federazione Italiana Alzheimer:
- Limitare i sonnellini del malato durante il giorno e mantenerlo attivo
- Cercare di scoprire se l’insonnia ha qualche causa specifica (troppa luce, confusione, sonnellini durante il giorno, letto scomodo e così via)
- Consultare il medico se si ha il sospetto che il malato sia depresso
- Far bere un po’ di latte per conciliare il sonno.
Fonti: