Figlie con genitori anziani fragili: come tornare a dormire la notte?
In Italia sono 8 milioni i “caregivers”, coloro cioè che si prendono cura di un familiare anziano con diversi tipi di fragilità. In particolare sono figlie, tra i 40 e i 55 anni, “schiacciate” tra l’assistenza ai propri genitori anziani e i figli, spesso non ancora indipendenti e autonomi.
Dal 2016 VillageCare si rivolge proprio a loro con l’obiettivo di aiutarli e sostenerli nelle migliori scelte di cura per i proprio cari anziani, risparmiando ore preziose da dedicare alla famiglia e, soprattutto, riducendo lo stress. Dopo aver aiutato oltre 4mila famiglie, sono tante le domande che ci vengono rivolte: dalla ricerca di soluzioni assistenziali vicine a casa, come ad esempio residenze assistite o appartamenti protetti, alle “vacanze di sollievo” in posti panoramici ma con piccoli aiuti nella quotidianità.
Tra le maggiori ansie di una figlia, la gestione della “notte” dei propri genitori rimane uno dei problemi più grandi. Pur vivendo vicino al proprio genitore, o con la presenza di una badante qualificata, il pensiero che la mamma si alzi durante la notte e possa cadere, farsi male, confondersi tra giorno e notte o non poter chiamare aiuto, non abbandonano mai. Si traducono in lunghe notti insonni, con il telefono sempre accesso e “l’orecchio teso” e, di conseguenza, in giornate difficili da affrontare lucidamente, soprattutto al lavoro.
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Cosa preoccupa un figlio di notte? Le storie di VillageCare
Laura, 56 anni e una mamma 85enne con demenza senile: “Durante il giorno i momenti di confusione, per mia madre, sono tanti. Ma è di notte che temo veramente per lei: la situazione peggiora notevolmente, è terrorizzata dal buio, non sa dove si trovi e, talvolta, capita anche che provi ad uscire di casa, con tutti i rischi che ne conseguono. Nonostante la presenza di una badante“.
Antonio, 49 anni e i problemi d’insonnia del padre: “Mio papà ha 81 anni e, poco alla volta, sono sempre meno le ore notturne in cui riesce a dormire. Non di rado mi è capitato di trovarlo per terra in bagno, dopo essere inciampato perché, per non disturbare il resto della famiglia, non vuole accendere le luci. Così facendo, per la sua “testa dura”, di recente si è rotto il femore”.
Giulia, 42 anni e una mamma con il Parkinson: “Ogni notte è un concentrato di ansia per me e per la mia famiglia. Mia madre è ancora giovane: ha 70 anni e il problema del Parkinson si è da poco presentato. I sogni la mandano in una fase rem che la porta a vagare per casa, a sbattere, a non capire dove si trovi in quel momento e, di conseguenza, che deve tornare a letto. Spesso l’abbiamo trovata all’alba, in cucina, con lo sguardo smarrito e sconvolto per la notte insonne e nel non sapere dove si trovasse“.
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Sabrina, 47 anni e le continue cadute del padre: “Mio papà, 82 anni, vedovo, ha cominciato a inciampare e cadere, sempre più spesso, nascondendoci però l’accaduto. Finché un giorno, di notte, alzandosi dal letto per andare in bagno, è caduto senza apparente motivo, sbattendo il naso. Dopo lo spavento iniziale e la corsa al Pronto soccorso, grazie ad accertamenti medici, abbiamo scoperto che la causa risiede in picchi glicemici per il sopraggiungere del diabete. Anche se stabilizzato e sotto cura, adesso la notte ho sempre paura per lui“.
Come si nota dalle testimonianze, i problemi che si manifestano nelle ore notturne con i genitori anziani, hanno origini svariate. A parte le patologie più invalidanti o neurodegenerative, è importante capire quali piccoli metodi adottare per gestire la preoccupazione notturna.
Come gestire l’insonnia dell’anziano genitore?
Invecchiando, si dorme sempre meno: l’insonnia notturna porta a conseguenze particolarmente spiacevoli, che spesso coincidono con incidenti domestici. Anzitutto, bisogna capire l’origine del problema, tenendo presente che molti anziani sono orgogliosi e testardi, non vogliono chiedere aiuto ai figli, fanno di tutto per nasconderlo.
La fase più delicata è, infatti, la scoperta di un disturbo o patologia. Dal picco glicemico che porta allo svenimento e si pone come campanello di allarme di un diabete, ai sintomi di una forma di demenza senile nelle primissime fasi. Numerosi studi, ad esempio, affermano che una persona con il Parkinson dorme in media circa cinque ore a notte. Troppo poco, evidentemente.
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Esistono alcuni approcci preventivi all’insonnia non farmacologici:
- è importante impostare la giornata in modo tale che la mamma riesca a dormire almeno 7 ore a notte e nelle fasce orarie adeguate
- Addormentarsi presto, spesso verso le 9 di sera, porta a svegliarsi alle prime luci del mattino, sballando gli orari della giornata
- Guardare la tv in camera da letto può portare ansia e nervi tesi, che non favoriscono il riposo notturno
- Limitare al massimo a 30 minuti, possibilmente, il sonnellino dopo pranzo.
- Stimolare la mamma ad uscire nelle ore diurne: l’attività fisica (basta una passeggiata) e l’esposizione alla luce naturale, regola metabolismo e cicli vitali, portando l’anziano ad essere più propenso al sonno durante la notte.
Se, invece, dovessi trovare il papà di notte, in giro per casa, in stato confusionale, è importante prima di tutto non farsi prendere dall’agitazione. Per se stessi e, soprattutto, per l’anziano genitore. Tra i piccoli accorgimenti:
- Avvicinati in modo calmo, senza spaventarlo, chiedendo se ha bisogno di qualcosa
- Ricordagli che ore sono, sempre con un tono di voce rassicurante
- Evita discussioni, di dare ordini o fare troppe domande: rassicuralo che andrà tutto bene
- Infine, se il papà dovesse manifestare ancora l’esigenza di camminare, lascia che continui sotto la tua supervisione
- Infine, quando è calmo e lucido, riaccompagnalo a letto.
WIMBED: una soluzione innovativa per la sicurezza del tuo caro
Una soluzione tecnologica, innovativa e che può garantire sicurezza, corrisponde a quello che in inglese viene definito “bed alarm“, ovvero il tappetino di segnalazione di abbandono del letto “WiMBed”. Si tratta di un kit di semplice installazione per segnalare l’abbandono del letto dei propri cari, grazie al quale si registra una sensibile riduzione delle contenzioni e del rischio di caduta e/o fughe notturne. Tutto questo grazie a un segnalatore acustico, con volume regolabile, che avvisa a sino a 100 metri di distanza. Nessun cavo: il tappetino non è a contatto con l’ospite ma viene posto al di sotto del materasso. Così, se il letto viene abbandonato, immediatamente o dopo un periodo impostabile di 15 minuti, l’allarme scatta con al sua segnalazione acustica, che arriva prontamente al caregiver che potrà spegnerlo manualmente.
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Fonti: