Diagnosi di ictus, degenza e percorso post operatorio: il neurologo dott. Campana risponde
“La signora Luigia è appassionata di sartoria: da sempre confeziona per sé e per i nipoti abiti di ogni tipo. Quando ha iniziato ad accusare dolore alla spalla destra ha pensato ad un disturbo cervicale dovuto alle tante ore china sulla sua Singer, e non ci ha dato troppo peso. Purtroppo, il martedì successivo, al rientro dalla sua consueta passeggiata al mercato, le gambe non l’hanno retta e si è ritrovata a terra senza riuscire a muoversi, né a chiamare aiuto. Suo marito l’ha trovata immobile, lo sguardo perso e le labbra tese in un sorriso rigido. Al pronto soccorso, dopo una TAC, una risonanza e un controllo al sistema cardiovascolare, le è stato diagnosticato un ictus. Dopo la degenza in ospedale, per Luigia era diventato impensabile cucire e faceva fatica anche ad articolare un discorso. Il Dott. Luca Campana, Neurologo di Medici in Famiglia , ha ideato per lei un percorso di riabilitazione personalizzato in base alle sue necessità, combinando la fisiokinesiterapia a domicilio con la logopedia in ambulatorio. Grazie a tanta pazienza, tenacia e professionalità degli specialisti di Medici In Famiglia, ora Luigia è tornata alla sua vita di sempre…e i suoi nipoti hanno ripreso a vestire gli abiti confezionati su misura dalla nonna!”
Anche se siamo molto presenti nella vita dei nostri genitori, in alcuni periodi possiamo sottovalutare alcuni campanelli d’allarme pensando a semplici conseguenze dell’avanzare dell’età, piccoli cali d’umore o un affaticamento di troppo, soprattutto se si tratta di persone autonome e senza particolari problematiche di salute. Spesso, i primissimi segnali di un ictus vengono sottovalutati: come fare per riconoscerli ed evitare il peggio? E, una volta manifestatosi, come convivere con le conseguenze di un ictus?
Lo chiediamo al dott. Campana, Neurologo esperto di studio e trattamento delle malattie neurodegenerative.
1. Da quali sintomi è possibile capire che è in atto un ictus?
I primi sintomi che devono far scattare il campanello d’allarme sono l’alterazione del comportamento e il deficit di memoria. All’insorgenza improvvisa di uno di questi sintomi è consigliabile effettuare una visita medica specialistica per procedere con una corretta diagnosi ed impostare sin da subito una strategia terapeutica in grado di rallentare il decorso dell’ictus.
2. Che tipo di supporto si può dare alle persone che hanno avuto un ictus?
Il supporto per un paziente con diagnosi di ictus deve essere quotidiano, perché ha sostanzialmente bisogno di ogni forma di aiuto: deve ricordare di prendere un gran numero di medicine ogni giorno, e ha spesso bisogno di supporto nelle normali attività quotidiane . Il supporto deve obbligatoriamente seguire il decorso della malattia e l’aspetto più importante resta la supervisione clinica costante. Il motivo è che il decorso della malattia non segue sempre andamenti lineari e prevedibili: il medico deve quindi essere sempre informato dell’andamento della terapia e di eventuali cambiamenti dello stato fisico e mentale del paziente.
3. Qual è la velocità di progressione della malattia?
È molto difficile rispondere a questa domanda perché gli aspetti che vanno presi in considerazione sono numerosi, come l’età del paziente, le problematiche neurologiche, la volontà del paziente e molti altri. Non esiste quindi una velocità standard: è tutto molto soggettivo.
4. Supporto psicologico per pazienti con ictus: che ruolo può svolgere anche all’interno della famiglia?
Il supporto psicologico è fondamentale per chi convive con le conseguenze di un ictus. Anzi, mentre spesso si crede che una terapia psicologica vada indirizzato solo al paziente, la mia esperienza mi ha insegnato che anche chi si prende cura del paziente trova beneficio da un supporto di questo tipo. Spesso è utile iniziare con un supporto psicologico indirizzato al paziente, che in seguito potrebbe ritenersi indispensabile anche per il familiare “caregiver”, figlia o compagno.
5. Quali sono i sintomi in presenza dei quali bisogna inviare tempestivamente il paziente in pronto soccorso?
Senza dubbio le alterazioni cognitive e del movimento che abbiano però una insorgenza acuta e improvvisa: questi sono importanti segnali che indicano un aggravamento generale del quadro clinico del paziente.
In alcuni casi, questi aggravamenti sono strettamente legati al problema neurologico: può trattarsi di problemi di natura metabolica, ma è sempre necessario indagare per fugare ogni dubbio!
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Laureato in Medicina e Chirurgia nel 1999, il Dott. Luca Campana è specializzato in Neurologia nel 2006 presso l’Università Statale di Milano. Titolare di borsa di studio nel 2007 per il Trial farmacologico multicentrico e randomizzato in doppio cieco per valutazione di efficacia e sicurezza nell’ambito della Sclerosi Laterale Amiotrofica presso IRCCS Istituto Auxologico Italiano. Dal 2008 lavora come Neurologo presso l’IRCCS Istituto Auxologico Italiano. Nello stesso Istituto è titolare dell’Ambulatorio di II livello dedicato ai Disturbi del Movimento. Svolge attività di docenza presso l’IRCCS e nell’ambito di congressi organizzati dall’associazione APM Parkinson-Lombardia ONLUS e di corsi di formazione presso Agenzia di Formazione (CIFI – Commercio, Impresa, Formazione e Innovazione).