Coronavirus e Assistenza a casa per anziani: i provvedimenti per badanti e famiglie.
Gli anziani sono oggi le persone più esposte al rischio di contagio e alle conseguenze del Coronavirus. Oltre a ciò, si aggiunge una situazione eccezionale e impegnativa dal punto di vista organizzativo, emotivo e psicologico per le famiglie. Quali provvedimenti sono stati presi dal governo in questo periodo di emergenza da Covid-19 per quanto riguarda l’assistenza a casa degli anziani e gli aiuti per famiglie e badanti?
Lo abbiamo chiesto a Simone Bellezza, Direttore di Saf Acli impegnata a livello nazionale nella consulenza alle famiglie e nella gestione dei rapporti di lavoro in ambito aiuti domestici, per comprendere al meglio come affrontare il lavoro di badanti e colf in questa situazione così delicata.
Il Bonus badanti previsto dal Decreto Rilancio
Con il Decreto Rilancio del 19 maggio 2020 il governo ha previsto un bonus per badanti e collaboratori domestici pari a 500 euro al mese per aprile e maggio 2020.
L’articolo 85 “Indennità per i lavoratori domestici” specifica che il bonus è riconosciuto “a condizione che i lavoratori domestici non siano conviventi con il datore di lavoro” per quei “lavoratori domestici che abbiano in essere, alla data del 23 febbraio 2020, uno o più contratti di lavoro per una durata complessiva superiore a 10 ore settimanali”. Per ulteriori informazioni sul bonus badanti rimandiamo all’articolo di SAF Acli sull’argomento.
Coronavirus, i provvedimenti governativi per badanti e lavoratori domestici
Le associazioni di categoria dei datori di lavoro domestico hanno presentato al Governo, in vista della conversione in legge del Decreto Cura Italia 18/2020 e dell’adozione del decreto del ministero del Lavoro, una serie di proposte per ampliare, anche al settore domestico, forme specifiche di tutela per i lavoratori domestici che hanno smesso di lavorare a causa dell’epidemia Covid-19.
Alcune di queste indicazioni sono state:
- Estensione della cassa integrazione in deroga ai lavoratori domestici
- Deducibilità delle retribuzioni di colf e badanti (per favorire l’emersione del nero, soprattutto al sud)
- Misure di contrasto dell’evasione contributiva
- Sanatoria per i lavoratori senza permesso di soggiorno.
Al momento, le forme di aiuto che sono state introdotte per i due milioni di famiglie che in Italia impiegano un lavoratore domestico (860mila in regola e altri 1,2 milioni stimati in nero), sono state:
- la proroga al 10 giugno del versamento dei contributi in scadenza tra il 23 febbraio e il 31 maggio;
- la cosiddetta “sanatoria INPS”, ossia la possibilità di regolarizzazione per colf e badanti (qui la circolare INPS del 31/05/2020)
Le richieste delle associazioni puntavano a permettere alle famiglie di sospendere la prestazione di lavoro a causa dell’epidemia da coronavirus senza dover licenziare i lavoratori, con un ammortizzatore sociale rapido e sburocratizzato. A oggi, il contratto di categoria, non prevede la copertura economica totale nemmeno per i giorni di malattia ma solo pochi giorni a carico della famiglia.
Fino al mese di marzo le famiglie hanno provato a tenere in servizio i lavoratori tutelando il rapporto di lavoro e garantendo la retribuzione, usando ferie o permessi. Ma in assenza di aiuti concreti il rischio è che le famiglie non riescano a proseguire per i mesi successivi e proprio per questo, oltre a una forma di sostegno al reddito dei lavoratori, è essenziale che sia introdotto un aiuto anche per le famiglie datrici di lavoro.
Il rischio licenziamenti riguarda soprattutto i 200mila datori che hanno rapporti di lavoro superiori a 35 ore settimanali, con costi mensili per i domestici che arrivano mediamente intorno ai 1.250 euro.
Dopo le prime ore di incertezza sugli effetti del lockdown per colf, badanti e babysitter il ministero dell’Interno e la Prefettura hanno chiarito che questi lavoratori possono continuare a lavorare nelle abitazioni dei propri datori, muniti di autodichiarazione e nel rispetto dei protocolli di prevenzione sanitaria che prevedono l’uso di mascherine e il distanziamento sociale e delle uscite solo per casi di necessità.
Coronavirus, gli strumenti e i provvedimenti per le famiglie datrici di lavoro
L’anticipo delle ferie
Il lavoratore domestico, per ogni anno di servizio presso lo stesso datore, e indipendentemente dalla durata e dalla distribuzione dell’orario di lavoro, ha diritto a 26 giorni di ferie retribuite. La famiglia può concordare con il lavoratore domestico di anticipare le ferie a queste settimane, per limitare i rischi di diffusione del Covid-19. È una soluzione che salva la retribuzione ma è svantaggiosa soprattutto per le lavoratrici straniere: spesso usano infatti le ferie per ritornare al proprio Paese. Nei mesi estivi, si ritroveranno senza più ferie retribuite da utilizzare.
L’“aspettativa” retribuita
In queste settimane le famiglie possono usare una strada offerta dall’articolo 19 del Ccnl del Lavoro domestico: la sospensione extraferiale del rapporto per esigenze del datore di lavoro. In pratica, un periodo nel quale il lavoratore domestico non svolge la sua prestazione ma viene regolarmente retribuito. È bene scrivere una lettera per il lavoratore, che la deve sottoscrivere, per fissare il periodo di sospensione (causata dall’emergenza sanitaria) e la data di ripresa del servizio.
L’“aspettativa” non retribuita
Un’altra chance per le famiglie, in assenza della prestazione di lavoro domestico, è quella di far usare al lavoratore un periodo di assenza non retribuito. Una soluzione non vantaggiosa per il lavoratore, che resta senza stipendio, ma che preserva comunque il rapporto di lavoro, esattamente come quando si applica una sospensione extraferiale. In questo periodo, il datore è esonerato dal versamento dei contributi e anche dall’accantonamento di tredicesima, ferie e Tfr, che non maturano.
Il licenziamento
La famiglia può licenziare il lavoratore domestico osservando solo l’obbligo del preavviso (in mancanza, si deve versare la retribuzione relativa al preavviso non concesso). Se il rapporto prevede più di 25 ore settimanali, il preavviso del datore è di 15 giorni fino a 5 anni di anzianità del lavoratore e di 30 giorni oltre i 5 anni di anzianità. Per i rapporti di lavoro sotto 25 ore settimanali il preavviso è di 8 giorni fino a due anni di anzianità e di 15 giorni oltre i due anni di anzianità. Al lavoratore licenziato spetta la Naspi da richiedere entro 128 giorni dalla cessazione. La famiglia deve considerare bene, però, i rischi legati al fatto di interrompere un rapporto di lavoro consolidato, o con figure essenziali per l’assistenza a persone anziane o disabili.
Chi è Saf Acli.
Dal 2001 il team Saf Acli assiste le famiglie nella gestione di tutti gli adempimenti retributivi, previdenziali e contrattuali previsti dalle normative vigenti e dal CCNL di categoria in merito a rapporti di lavoro domestico con la propria colf, badante e baby-sitter. Saf Acli è una realtà attiva in tutta Italia sul web e, grazie all’appartenenza al sistema della Acli con sedi territoriali nella città metropolitana di Milano e nelle province di Milano, Monza e Brianza con 65 uffici, garantendo un servizio attivo in tutta Italia e ad oggi segue circa 11.000 famiglie. Nel 2019 ha conseguito la certificazione di qualità UNI EN ISO 9001:2015.
Il primo riferimento e l’assistenza e la soddisfazione del cliente, anzi, l’obiettivo unico è quello di esserci quando la famiglia ha bisogno, quando colf, badanti e baby sitter cominciano una relazione lavorativa con i propri datori di lavoro. Perché fondamentalmente il rapporto di lavoro domestico nasce dall’incontro di due fragilità e SAF ACLI esiste per fare da supporto a questa complessità umana all’interno dell’altrettanta complessità normativa.
C’è poi un secondo riferimento a cui si lavora da anni e con impegno, e riguarda le risorse. Proprio per dare peso alla risorsa interna, il termine consulente, impersonale nel mondo delle professioni, per Saf prende un indirizzo più umano e si trasforma in family angel. Il messaggio è chiaro e trasparente: non è la struttura che ti segue, ma una persona con un nome e cognome che sarà familiare fino alla fine del rapporto.
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