Alzheimer: 600mila malati in Italia. La metà assistita dai figli
Il Censis, in collaborazione con AIMA (Associazione italiana malattia di Alzheimer), ha pubblicato la terza ricerca sull’impatto economico e sociale dell’Alzheimer in Italia, attraverso un’analisi approfondita delle condizioni degli ammalati e delle loro famiglie negli ultimi sedici anni.
Quello che emerge è un costante aumento dei malati affiancati dalle famiglie che si trovano a dover sostenere costi sempre maggiori a causa di servizi pubblici insufficienti.
VillageCare ha estratto quattro infografiche per evidenziare i dati principali emersi dalla ricerca. Qui di seguito qualche approfondimento.
I MALATI DI ALZHEIMER E CHI SE NE OCCUPA
Con una popolazione in costante invecchiamento, anche i malati di una patologia neurodegenerativa come l’Alzheimer, sono destinati ad aumentare.
In Italia, il Paese più longevo d’Europa, (13,4 milioni gli ultrasessantenni), sono 600.000 le persone colpite da Alzheimer.
Tra queste, circa il 18% vive in casa da solo con una badante, con costi diretti sulle cure e sull’assistenza che superano gli 11 miliardi di euro, di cui il 73% è a carico delle famiglie.
A causa della mancanza di aiuti pubblici, quasi la metà dei malati riceve il supporto dei propri figli che si trasformano in veri e propri caregivers (coloro che si prendono cura).
I MALATI E CHI LI ASSISTE INVECCHIANO INSIEME
La ricerca dell’AIMA-Censis evidenzia un altro importante dato, cioè l’invecchiamento progressivo delle persone colpite da Alzheimer e di coloro che le assistono.
Nel 2015, infatti, l’età media di un malato di Alzheimer è di circa 78 anni, (contro i 77,8 anni nel 2006 e i 73,6 anni nel 1999) mentre è di circa 52 anni l’età media dei caregiver famigliari (contro i 54,8 anni nel 2006 e 53,3 anni nel 1999).
L’identikit del caregiver famigliare di oggi è una persona che, pur non essendo ancora in età pensionabile, non lavora (in dieci anni si è triplicata la percentuale dei disoccupati), o ha richiesto il part-time (quasi il 27%).
I figli sono le figure che prevalgono nell’assistenza dei malati, ma è aumentato anche il numero dei partner.
LA SALUTE DEI CAREGIVER E’ A RISCHIO
La cura dedicata al proprio caro è di circa 4,4 ore e circa 10 ore di sorveglianza durante la giornata: questo comporta un grosso carico sui caregiver con conseguenze dirette sulla loro salute.
Le donne, in particolare, lamentano un aumento di stanchezza (80,3%), riposo insufficiente a sostenere il carico della giornata (63,2%), di soffrire di qualche forma di depressione (45,3%) e, il 26%, di ammalarsi spesso.
DIAGNOSI LENTA, AIUTI PUBBLICI IN CALO
Ancora molto elevato il tempo per la diagnosi della malattia, pur essendo diminuito rispetto al passato (1,8 anni nel 2005, rispetto ai 2,5 anni del 1999) .
Solo il 56,6% dei malati vengono da un centro pubblico o una UVA (Unità Valutative Alzheimer), rispetto al 66,6% del 1999. Si tratta di centri specialistici che hanno il compito di diagnosticare e valutare la gravità della malattia, di stabilire la terapia appropriata, di attivare una serie di iniziative per il sostegno alle famiglie e di assicurare gratuitamente l’erogazione di farmaci e servizi dedicati.
Diminuita anche la percentuale di pazienti che accedono ai farmaci specifici per la patologia (56,1% rispetto al 59,9% del 1999)