Insonnia: tra le cause anche l’invecchiamento
L’insonnia viene descritta come un ladro che si aggira nella notte, rubando il riposo di milioni di persone, soprattutto over 60. Le cause sono molte e aumentano proprio con l’invecchiamento. Si tratta di un problema purtroppo ancora trascurato durante le normali visite di controllo, nonostante rappresenti una delle cause principali del peggioramento della qualità di vita oltre a causare seri problemi fisici ed emotivi, inclusi quelli collegati al decadimento cognitivo. La maggior parte delle persone soffre di singoli episodi di insonnia, relativi ad una o poche notti isolate: niente di paragonabile a chi invece prova questa sensazione sistematicamente, con grandi difficoltà ad addormentarsi.
Secondo il Dott.Alon Avidan, direttore del Centro di Medicina del Sonno presso l’Università della California di Los Angeles, “l’insonnia è un sintomo, non una diagnosi” e, se studiata con attenzione, può essere la chiave per scoprire altri problemi di salute, facilmente curabili o più seri.
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Quali tipi di insonnia?
Parliamo di “insonnia transitoria” quando il problema notturno dura meno di un mese. Le cause possono essere collegate, ad esempio, a problemi sul posto di lavoro o ad una malattia in forma acuta.
L’insonnia “a breve termine”, invece, dura da uno a sei mesi e può derivare da una crisi finanziaria a livello personale o dalla perdita di una persona cara.
Quando diventa “cronica”, dura cioè oltre i sei mesi, la mancanza di riposo può portare a seri problemi fisici, emotivi ma anche sociali. Oltre ad un eccesso di stanchezza durante il giorno, che può essere molto pericoloso e collegato ad un aumento del rischio di cadute o fratture, soprattutto nelle persone anziane, possono comparire anche sintomi depressivi.
Esistono due tipi di insonnia: quella “primaria” deriva da problemi che si manifestano solo, o principalmente, durante il sonno. L’apnea notturna, ad esempio, si esprime con risvegli improvvisi per arresto momentaneo della respirazione, mentre la “Sindrome delle gambe senza riposo“, che affligge dal 15 al 20% di anziani, si manifesta con un bisogno incontenibile di muovere le gambe per alleviare il fastidio percepito in modo molto forte. Disturbi comportamentali definiti “parasonnie” (rhythmic movement desorder, RDM) portano la persona ad interagire col proprio sogno come se fosse realtà. Questo avviene soprattutto nella fase REM, la più profonda del sonno, in cui i movimenti e i muscoli dovrebbero essere inibiti. Si tratta di possibili campanelli d’allarme della malattia di Parkinson e il 40% di coloro che ne offrono possono sviluppare la malattia.
Le persone che soffrono di disordini del sonno non riescono a capirne le cause, salvo confronti con il proprio partner che può essere svegliato nel cuore della notte. Se i sintomi persistono, una soluzione è quella di recarsi presso un centro del sonno: attraverso il monitoraggio della persona durante una o due notti, viene fatta una diagnosi approfondita. Il paziente viene collegato a strumenti che ne registrano il respiro, il battito cardiaco, la pressione del sangue e i movimenti del corpo durante i vari stadi del sonno.
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L’ insonnia secondaria deriva da un problema medico o psichiatrico, oppure agli effetti collaterali dei farmaci, o a fattori comportamentali come l’assunzione di alte dosi di caffeina, alcool o nicotina, iperattività cerebrale dovuta, per esempio, ad una iperstimolazione nelle ore serale per l’utilizzo di cellulare, computer, o disturbi ambientali come il jet lag o eccessiva esposizione alla luce o rumori in camera da letto.
Tra le condizioni mediche che possono causare insonnia troviamo insufficienza cardiaca, reflusso gastrico, malattie polmonari, artrite e il morbo di Alzheimer. Curando le patologie sottostanti è possibile, a volte, curare anche l’insonnia.
Dormire bene: alcune buone regole.
Le cause del cattivo sonno che non derivano da patologie mediche possono essere curate seguendo alcune semplici regole. Tra queste: fare brevi dormite durante il giorno che non durino oltre i 30 minuti e preferibilmente nel primo pomeriggio, evitare l’assunzione di sedativi e pasti pesanti e ridurre i liquidi due o tre ore prima di coricarsi. Creare condizioni favorevoli per il sonno, come evitare di fissare schermi del pc o del cellulare e andare a letto solo quando ti senti stanco.
I farmaci per curare l’insonnia, come i sonniferi, possono creare problemi soprattutto alle persone anziane che sono più sensibili ai loro effetti collaterali. Alternative senza controindicazioni, sono la melatonina o la valeriana per favorire il sonno e un controllo dell’alimentazione preferendo alimenti come banane, ciliegie, kiwi, fiocchi d’avena, latte e camomilla.
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Fonte: nytimes.com