Caregiver e Covid-19: cosa chiedono le famiglie che si prendono cura di anziani. Oggi e domani.
In questo periodo di isolamento forzato, cos’è cambiato nella vita e nelle esigenze dei “caregiver”?
Come stanno vivendo l’emergenza sanitaria i “caregiver”, ossia coloro che si prendono cura di una persona in modo continuativo? In quali condizioni si trovano? Quali esigenze esprimono? E quali indicazioni possiamo trarne per la Fase 2 appena iniziata?
“E’ partita da queste domande la nostra indagine Caregiver e Covid-19 cui hanno aderito circa 1.000 persone in sole due settimane, promossa dalla nostra Associazione per la Ricerca Sociale (ARS) insieme ad Acli Lombardia e VillageCare. Si tratta di un tema molto sentito e che riguarda una fetta importante di popolazione poco ascoltata, i cosiddetti “invisibili” – esordisce Sergio Pasquinelli, Presidente di ARS – “Tra i cambiamenti più importanti, il 45% dei caregiver intervistati dichiara che il carico di cura verso i propri cari anziani fragili è aumentato, complici la sospensione o la riduzione dell’aiuto di badanti o assistenti domiciliari (27%). Gli assistiti non richiedono solo aiuti pratici (come spesa, lavori domestici, commissioni), ma soprattutto compagnia e vicinanza: dall’intrattenimento al supporto psicologico per superare un periodo intenso a livello emotivo”.
Un carico sulle spalle dei familiari caregiver (in Italia oltre 7,3 milioni – Fonte Istat) che si va ad aggiungere ad un’attività di cura già “ad alta intensità”.
Chi sono i “caregiver” e di chi si prendono cura?
Il campione che ha risposto al questionario conferma i dati nazionali: si tratta di donne (85%) tra i 50 e i 60 anni (46%). Nella metà dei casi rilevati i caregiver vivono insieme alla persona di cui si prendono cura: rispetto alla media europea (11%), emerge quanto il legame familiare sia particolarmente stretto in Italia.
Due su tre degli intervistati hanno lavorato fino al mese di febbraio. A causa dell’emergenza sanitaria, il 50% ha temporaneamente ridotto o sospeso l’attività, mentre il 6% l’ha persa in maniera definitiva.
Per quanto riguarda la persona assistita, nel 66% dei casi si tratta del genitore mentre nel 14% del coniuge, 79 anni è l’età media. La mobilità è tra le difficoltà fisiche maggiormente segnalate: il 73% non esce da solo, mentre il 68% non riesce ad occuparsi delle faccende domestiche in autonomia. Il 33% degli intervistati, invece, ha segnalato come il proprio caro non riesca a prendersi cura di se stesso nelle attività quotidiane, come lavarsi o vestirsi.
Cosa cercano? Informazioni e orientamento sui servizi del territorio.
Dopo quasi due mesi di lockdown, cambiano le esigenze di supporto e aiuto anche nelle persone che non l’avevano mai preso in considerazione prima d’ora.
L’88% degli intervistati, infatti, cerca informazioni e orientamento sui servizi offerti dal territorio, al primo posto l’assistenza domiciliare. Il 51%, invece, ha necessità di un sostegno psicologico, per se stesso e per il proprio caro.
“Sono dati che confermano ciò che le famiglie ci scrivono e chiedono tutti i giorni sul portale VillageCare, diventato un punto di riferimento per chi si prende cura di anziani fragili. Negli ultimi anni abbiamo ascoltato e gestito oltre 7.000 “caregiver” che si rivolgono a noi per orientarsi nel complicato mondo dell’assistenza o degli aiuti a casa, che prima di contattarci non conoscevano o a cui non avevano pensato” – commenta Silvia Turzio, CEO e Co-founder – “Attraverso i nostri servizi, come il Colloquio di Orientamento (qui il link www.villagecare.it/colloquio-di-orientamento/) o Soluzioni Vicino a Te (qui il link www.villagecare.it/soluzioni-vicino-a-te/) informiamo, guidiamo e accompagniamo le famiglie verso la soluzione assistenziale migliore. A colpo sicuro e senza perdere tempo”.
Il sondaggio online Caregiver e Covid-19 lanciato il 14 aprile, finanziato da Fondazione Cariplo all’interno del progetto “Time to Care”, ha visto la collaborazione delle sezioni lombarde di: Legacoop, Spi Cgil, Fnp Cisl, Ordine degli Assistenti Sociali, Auser, Anteas.